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La decorazione

  • L’intervento di Mackenzie e Coppedè
  • La decorazione
Home Architettura La decorazione

Decorazione esterna

Probabilmente il pittore cremasco Aurelio Busso (prima metà del secolo XVI) compì la decorazione esterna dei prospetti nord e sud tra il 1541 e il 1545. La decorazione del prospetto sud è stata stravolta quando, alla fine del Settecento, Giacomo Brusco, dopo lo sbancamento del giardino, ristrutturò la facciata e per regolarizzare la distribuzione delle finestre ne furono aggiunte due.

La facciata nord, nella parte alta, è decorata da riquadri monocromi, e negli spazi tra le finestre, con scene mitologiche raffiguranti “Le Fatiche di Ercole”.

Il prospetto su Salita San Francesco ha riquadrature con erme femminili con bifide code di sirena, forse contributi decorativi attribuiti a Gio Battista Castello il Bergamasco databili tra il 1556-1566. Infatti è certa la presenza del Bergamasco nel cantiere negli anni 1565-1566 con il ruolo di direttore artistico, e per programmare gli interventi decorativi come architetto preposto alle decorazioni, interventi decorativi che si prolungano forse fino al 1573.

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Gli Interni

Ingresso/Secondo piano

Quello che si presenta oggi come atrio era originariamente un cortile che comunicava direttamente con l’altro adiacente: due spazi aperti, circondati da porticati su robuste colonne, con campate ricoperte da volticelle circolari, ottagonali, quadrangolari. La ricca decorazione interna delle volte, dei saloni, delle scale e dei porticati è certamente progettata dal Bergamasco e realizzata tra il 1565 e il 1573.

Nei primi decenni del Novecento (tra il 1907 e il 1913) ci sono due interventi di Gino Coppedè

  • 1907: primo intervento prettamente decorativo con la collaborazione del pittore, architetto, frescante Nicola Mascialino (1854-1945), lo stesso artista delle decorazioni di Palazzo Pastorino in Corso Andrea Podestà. Mascialino lavora alla decorazione dell’atrio e delle volte del cortile coperto da ampio lucernaio a disegni liberty. Sugli affreschi originali vengono sovrapposti colorati motivi ornamentali a tempera. Il gusto è “neopompeiano”: esuberanza naturalistica con inflessioni liberty di racemi, girali, figurine mitologiche; stemmi (anche di invenzione), ghirlande, anfore; una reinterpretazione del classicismo. Gli studiosi chiamanono questa ridondanza tipica del Coppedè “ipertrofia decorativa”. Le decorazioni raffigurano anche simboli (caduceo, timone, salvadanaio, ancore) legati all’attività economica del committente.

  • 1913: secondo intervento più invasivo: per conto di Evan Mackenzie, Coppedè interviene pesantemente sull’architettura e crea spazi nell’area del giardino posteriore destinati a uffici per la società di assicurazione. Nel primo atrio è collocato a parete un bassorilievo in ardesia “Natività con i Magi” del sec. XV proveniente da un palazzo del centro storico. La volta dello scalone che porta al piano superiore presenta una decorazione molto fitta sovrapposta a quella cinquecentesca entro una incorniciatura a stucco in forte aggetto originale.

Terzo e Quarto piano

In corrispondenza del lucernaio del cortile coperto (colonnato) corre un loggiato (galleria) a 3 campate per i lati ovest, nord ed est. Durante l’ultimo restauro sono affiorate le decorazioni originarie a grottesche. Sul lato sud del cortile si sviluppa il grande salone che ritroveremo alla fine dell’itinerario con accesso principale dal loggiato ovest.

Oltre al loggiato sul lato nord si snoda una sequenza di sale:

Sala Calvi: sala con volta a padiglione sottesa da 12 lunette e riquadro centrale affrescato con “Apollo-Sole sul carro tirato da quattro cavalli” da Lazzaro Calvi (XVI sec). Il riquadro ha una cornice a stucco illusivamente sostenuta agli angoli da erme e putti in finto marmo. Nei pennacchi divinità mitologiche: lato ovest “Fortuna”e “Minerva”; lato nord “Diana” e”Marte”; lato est “Mercurio” e “Giove”; lato sud “Venere”e “Saturno”. Nelle lunette sono dipinti: Paesaggi, Re in trono, Pontefice che impone un cappello cardinalizio, Anziano frate con figure femminili, Pontefice in trono e personaggi in ginocchio.

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Sala Neoclassico: sala ornata da lesene in aggetto e stucchi. Da questa si esce nel giardino a monte dove un tempo era la piazza antistante la facciata di San Francesco. Da qui si possono ammirare gli affreschi esterni del Busso raffiguranti le fatiche di Ercole. E si rientra attraverso l’originario portale a monte attribuito al Bergamasco.

Sala Rosa, Sala Camino, Sala Gialla, Sala Arazzi: le sale che si affacciano su salita San Francesco furono oggetto di un radicale intervento decorativo e hanno stucchi rococò e pavimenti in seminato veneziano con frammenti di corallo.

Salone Cambiaso: si ritorna ancora al XVI sec. entrando infine nel Salone di rappresentanza con soffitto a stucchi eseguiti da Antonio da Lugano su disegno di Giovanni Battista Castello detto Bergamasco, il quale ha tracciato gli spazi (medaglie, lunette, vele, quadro) che Luca Cambiaso ha riempito con gli affreschi della storia di Ulisse, ritratti, divinità mitologiche, figure allegoriche. La volta a padiglione della sala è sottesa da 20 lunette con partizioni a stucco e finto stucco. Nel riquadro centrale l’affresco “Ulisse saetta i Proci con l’aiuto di Minerva e di Telemaco”, in cui si nota il rapporto simmetrico tra scena e architettura dipinta, e l’abilità dell’artista nel posizionare le figure umane sempre di scorcio, così che nel loro movimento sembrano appropriarsi dello spazio. L’ampia cornice a stucco ha motivi classici (ovuli, palmette). I pennacchi sono delimitati da cornici a stucco: all’interno figure umane tra cui si evidenziano: a) ritratto di Geronimo Grimaldi come un condottiero romano seduto b) Carlo V in trono tra due figure femminili in vesti contemporanee. Tra i pennacchi figure a monocromo color bronzo (Diana, Apollo, Venere, Marte). Nelle 20 lunette storie delle vicende di Ulisse. Nei celetti agli angoli: putti alati. Alle pareti è andata perduta la decorazione originale a spartizione architettonica; l’attuale decorazione risale all’intervento di Coppedè. Il pavimento a parquet è ottocentesco. Pregevole e monumentale camino in marmo (Gian Giacomo della Porta o lo stesso Bergamasco) con decorazione costituita da una fascia di piastrelle che riprende la tradizione dei cinquecenteschi laggioni di matrice islamica . E’ presente lo Stemma con le armi dei Grimaldi e dei Doria. Figure femminili ai due lati e una figure maschile al centro.

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