Il palazzo di città di Gio Francesco Grimaldi, era una delle dimore più ammirate in città. Non a caso nei Rolli, con i quali si stabiliva in quale casa privata ospitare i nobili in visita, quella del Grimaldi è inclusa fra quelle atte a ricevere “Cardinali e Principi”.
Nell’organizzazione delle giornate che gli ospiti illustri trascorrevano in città, la visita alla fontana della signora Lelia, moglie di Gio Francesco era un classico. L’interno della dimora era, ovviamente, all’altezza delle aspettative degli illustri ospiti e lo possiamo immaginare grazie all’elenco degli arredi tessili: nei saloni non tappezzati con arazzi spesso si rivestivano con tessuti degli stessi colori le pareti, i copri tavola e i letti.
Gli aristocratici genovesi furono fra i primi a precorrere la concezione di comfort e armonia di colori attraverso arredi tessili coordinati, moda poi diffusasi in Francia nel Seicento. Il clou dell’arredamento era costituito dai letti e dai loro ricchi cortinaggi: era normale all’epoca trovare un letto in ogni camera; la loro funzione non si limitava al momento del dormire, ma attorno ad essi si svolgeva la vita quotidiana e si ricevevano visite.
Importanza ancora maggiore, neanche a dirlo, era ovviamente data all’abbigliamento, specie quello femminile. Le mogli di Filippo II e Carlo V, ritratte negli affreschi di Palazzo, riflettono la concezione dell’abbigliamento dell’epoca: quel che stava sotto la veste costringeva il corpo femminile in una struttura rigida, che si articolava in un busto per la parte superiore e in un guardinfante per quella inferiore. Il busto poteva essere realizzato in cuoio o legno e cartone, il verdugale o guardinfante aveva forma conica e decrescente dal basso alla vita ed era costituito da cerchi in legno foderati di raso o velluto cuciti a un tessuto di solito dello stesso colore.
Sotto il busto si indossavano la camicia (raramente in vista) e il collare increspato di minute dimensioni, coerentemente con la moda del momento. L’usuale sovrapposizione dei capi di abbigliamento prevedeva un giuppone (jubon in spagnolo), da indossare sopra la camicia e sotto la veste: era un capo aderente al busto e alle braccia, di cui si vedono solitamente soltanto le maniche.
L’abito poteva essere una “veste” o una più diffusa “sottana”. Intorno agli anni ’60 del Cinquecento veste e sottana tendono a confondersi, entrambi sono costituiti da tre elementi: busto, gonna con o senza strascico e maniche, il busto e la gonna nella veste sono sempre cuciti insieme, nella sottana possono essere staccati; è certo particolare il taglio della vita abbastanza alto, che negli anni successivi arriverà invece al reale punto vita.
Sopra la veste sia Isabella del Portogallo sia la moglie di Filippo II indossano una sopravveste aperta nella parte anteriore e piuttosto corta con le maniche corte, sbuffanti sulle spalle, e il collare molto alto, che accompagna quello del giuppone, dal quale emerge il piccolo collarino, allora di moda. In particolare le spalle imbottite e riccamente ornate riflettono il gusto degli anni ’60 – 70, ispirato a quello della corte spagnola. In ambedue le sopravvesti si vedono chiaramente le maniche pendenti dalle spalle. Questo modo di indossare le maniche della sopravveste pendenti inizialmente è nato per soddisfare l’esigenza di facilitare i movimenti, ed è stato poi adottato nell’abbigliamento maschile e femminile di rappresentanza come elemento puramente elegante e formale.
Questo tipo di sopravveste era assai diffuso in Spagna nella seconda metà del XVI secolo ed era definito ropa (a Genova “robba”). La ropa era utilizzata sia dalle classi sociali più elevate sia dalle meno abbienti e la differenziazione era data dalla preziosità dei materiali usati e dalla ricchezza delle guarnizioni.
Queste ultime nei due esempi raffigurati sono certamente molto ricercate, soprattutto per i ricami in filo d’oro, che corrono lungo i profili della ropa di Isabella del Portogallo, resa particolarmente preziosa dall’inserimento di perle e di sferette di oro massiccio attorno ai polsi sul giuppone e nelle maniche sia corte sia pendenti della sopravveste, nonché per sottolineare il punto vita della veste. L’alto collare e i polsi del giuppone sono ornati da perle (o altre pietre) scure, che arricchiscono anche il punto vita. La regalità delle due dame è sottolineata anche da orecchini pendenti con una perla e dalle acconciature, arricchite da preziosi gioielli. Isabella del Portogallo ha i capelli raccolti sulla nuca, trattenuti sul capo da un monile in forma di cerchio tempestato di pietre preziose, forse rubini e smeraldi, da cui scende un leggero velo, una collana d’oro a mappe quadrate centrate da pietra preziosa con pendente attorno al collo e una più ampia indossata sopra la sopravveste. Isabella ha un’acconciatura simile, fermata da un cerchio d’oro con gemme, ornata sul retro del capo da un “vezzo” di perle, da cui scende un velo bianco, raccolto sulla nuca, che racchiude l’acconciatura.
L’intesa fra la precisa volontà dei committenti e la maestria degli artisti ha dato luogo a un palazzo i cui decori rendevano alla perfezione quell’immagine di magnificenza, lusso e diletto, che i suoi proprietari volevano trasmettere, senza dimenticare di mettere in piena evidenza il loro stretto rapporto con la Spagna.
(Marzia Cataldi Gallo, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria)