GRUPPO VIZIANO, UNA STORIA DI FAMIGLIA LUNGA 60 ANNI

La storia fa a pezzi le convenzioni più radicate, come quelle che associano il mondo delle costruzioni, dalla progettazione all’edificazione sino alla promo-commercializzazione, all’emisfero maschile della forza lavoro. A dimostrarlo un’eccezione che compie 60 anni in questi giorni, il Gruppo Viziano, equilibrato anche sulla componente di genere, ben prima di tante rivendicazioni socioeconomiche e sindacali del Novecento e dell’ultima generazione tutta al femminile (Ing. Nicoletta Viziano, Arch.Maria Luisa Viziano e Arch.Caterina Viziano). Il Gruppo Viziano ha saputo camminare sul filo sottile della storia, tra rivolgimenti epocali e cambiamenti del gusto, risalire i boom e arginare le crisi, di cui doveva anticipare le mosse con politiche anticicliche. L’idea di business e il buon esito delle strategie manageriali li spinse ben presto verso un nuovo umanesimo scevro da trionfalismi o nostalgie, ripercorrendo semmai quello spirito aristotelico di “eudaimonia”, di felicità, dovuta al “fare bene il proprio lavoro”, in una parola di “aretè”. Una filosofia applicabile a chi persegue una chiara finalità nelle proprie azioni o a chi fa squadra, promuovendo modalità innovative di progettazione e gestione del lavoro. Tenteremo di ripercorrere questi spunti intergenerazionali nella catena dei ricordi e delle sfide prossime da realizzare nell’intervista all’Ing. Davide Viziano, alla guida dell’omonimo Gruppo, per la rubrica Palazzo della Meridiana intervista, che segue idealmente al ciclo di incontri online Palazzo della Meridiana incontra.
Se, come scriveva Proust, il tempo che abbiamo quotidianamente a nostra disposizione è elastico e le passioni che sentiamo lo espandono, non ricorrono in questi giorni esatti i 60 anni di attività della Progetti e Costruzioni spa, fondata il 21 marzo del 1962 da Attilio Viziano. Sono molti di più. A riverberarli, come altre pieghe della stessa storia, le vite e le vicende che li hanno intrecciati, gli edifici di valore e i quartieri riqualificati dall’impresa della famiglia Viziano con una razionale riorganizzazione degli spazi e del tessuto urbano che superano il ripristino conservativo o funzionale della città. Creano indotto, nuova vita. Su tutto il cordone ombelicale mai reciso con Genova, “mia città intera(…)Genova città pulita. Brezza e luce in salita. Genova verticale, vertigine, aria scale”, come scriveva Caproni. Ne parliamo con l’Ing. Davide Viziano, fulcro dell’azienda dal 1974 e anello di congiunzione con l’ultima generazione composta dalle figlie Nicoletta, Maria Luisa e Caterina.

Il panorama produttivo italiano di oggi si è formato in nuce al giro di boa del Novecento;il Gruppo Viziano si può considerare figlio di questo periodo storico? E, per cenni, come si è evoluta dagli esordi?
D.V. : All’inizio è una impresa familiare, e ancor oggi deve molto a mio padre, l’Ing. Attilio Viziano, presidente nazionale di Confedilizia nel 1982, consigliere regionale e comunale del P.L.I. in diverse amministrazioni) che mi insegnò il valore della libertà, del sacrificio, della scelta e dell’impegno nel proprio tempo e nel proprio contesto, dunque l’idea del porsi “ a servizio” della città, una volta acquisito un buon background. Subito dopo la laurea in ingegneria civile, mi spinse infatti a fare esperienza all’estero. Avevo 23 anni, andai a Parigi e poi a Londra approfondendo le tecniche di valorizzazione urbanistica e la relativa legislazione. L’evoluzione aziendale in 60 anni di attività si può intuire direttamente dalla composizione aziendale: all’inizio avevamo 3 persone in ufficio e 100 operai ora la logica si è ribaltata accrescendo sempre di più il ruolo del cervello pensante (https://www.gruppoviziano.it/portfolio/consulenza-tecnica-studio-viziano/), dove la componente femminile è sempre stata importante, anche in anni in cui non era sdoganata nel mondo del lavoro e ben prima dell’ingresso delle mie tre figlie nel Gruppo Viziano. Lungo tre generazioni il Gruppo ha sempre esaltato la creatività femminile unendola al pragmatismo maschile e dando un equilibrio “business oriented”, ma innovativo. La stessa scelta in ufficio di portare tutti una cappa bianca da lavoro uguale è indice di parità e di artigianalità.
Il Gruppo Viziano, oggi diramatosi su diverse declinazioni, si può definire in embrione un’impresa familiare, simbolo di quel modello di PMI italiana che caratterizzò gli anni Settanta, di cui conserva il carattere e i valori, ma con i risultati da grande azienda, con numeri se vogliamo industriali?
D.V. : Il profitto generato non esclusivamente per autoalimentarsi crea benessere ed è lo stampo di un modo, se vogliamo virtuoso, di “fare azienda” e di far crescere, di pari passo, il tessuto sociale. La famiglia è un valore fondante. La nostra è molto unita da sempre, abbiamo l’abitudine di ritagliare un periodo delle ferie estive per stare tutti insieme in campagna. Sono nonno di una schiera di nipoti maschi, che pareggiano la mia discendenza tutta al femminile. Il nome stesso di mio padre Attilio è indice di continuità: richiama quello del nonno, capitano pilota dell’Aviazione che aveva combattuto nella Grande Guerra, mancato a 26 anni in un incidente aereo per manifestazione acrobatica dell’aeronautica, prima ancor di sapere che sarebbe diventato padre, lasciando la moglie Maria Luisa Moro vedova a soli 21 anni. Attilio ‘junior’ si laureò come ingegnere meccanico trovando lavoro già sul volgere degli anni Quaranta presso la firma di Savona Ing. Volta per trasferirsi poi a Genova qualche anno dopo, aprendo uno studio con l’Arch. Piero Gambacciani.


La famiglia Viziano nutre un forte senso di identità con la Liguria e in particolar modo con Genova, dove ha siglato anche opere epocali. Iniziamo una modesta carrellata, che non intende essere esaustiva, con il Grattacielo Sip a Genova, a firma degli architetti Melchiorre Bega, Piero Gambacciani e Attilio Viziano. Quali sono i “numeri” che lo contraddistinguono?
D.V. È senz’altro un’opera di peso a più mani, una sollecitazione urbanistica rilevante dal profilo architettonico in un punto di snodo tra la città vecchia e la city. I volumi straordinari della struttura conchiusa, asimmetrica, che sfonda il basamento e la città, in una zona regolamentata da un piano particolareggiato, ben si inseriscono nel quadro dell’ambiente circostante. Il grattacielo mostra, nel dettaglio, un’articolazione di profili atti a modulare la luce con le accentuazioni qualificative che contraddistinguono i 28 piani comprensivi degli interrati, sedi delle centrali tecnologiche e di un autoparcheggio. Un intervento urbano manifestamente contemporaneo composto da 75.000 mc totali di costruzione, di cui 56.000 fuori terra, 21.000 mq di superficie totale dei solai, così ripartiti: zone per i rapporti col pubblico 5%, uffici tecnico amministrativi 57%, servizi e disimpegni 9% , collegamenti verticali 9%, autorimesse 9%, sedi di centrali tecnologiche 12%.

Radici e innovazione, tecnologia e funzionalità come testimoniano i lavori a firma Viziano sono più che mai affini, ma non significa che sia facile metterle insieme. Lo dimostrano diversi progetti (https://www.gruppoviziano.it/lavori-in-corso/) che riuniscono queste qualità come il Grand Hotel Bristol di Rapallo, per cambiare decisamente tipologia, così come la stessa filosofia dei parcheggi, oltre 2500 posti auto, che siete riusciti a ricavare.
DV: Per il Bristol di Rapallo, realizzato sotto la guida del grande maestro Marco Lavarello, abbiamo cercato di unire atmosfera e intimità, facendo pensare più a una grande villa che ad un albergo e conferendovi carattere, una personalità indipendente dai modelli a cui siamo abituati. Un totale di 180 posti letto e tutti i confort che lo rendono un microcosmo, oltre a sale meeting e congressi sino a 150 posti, aree espositive ed alta tecnologia. Una vera e propria esaltazione degli elementi funzionali in un accordo plastico e cromatico che reiventa in sincrono le classiche istanze di simmetrica eleganza. Luoghi accoglienti, commisurati e psicologicamente armonici. In generale la filosofia a cui siamo fedeli è quella di contenere e riflettere allo stesso tempo le attività umane. Anche i parcheggi che abbiamo realizzato negli anni volevano essere in primis funzionali e non impattare sul profilo urbanistico, penso ad esempio a quello di piazza Carignano, dirimpetto alla Basilica dell’Assunta, di Largo XII Ottobre o di Piazza Portello o di Via Ausonia… Vorrei aggiungere che si tratta di un’esigenza comune anche agli interventi di piccola scala collocandoli nel contesto senza snaturarlo, anzi assecondandone l’identità. Un asset tanto più visibile nelle operazioni che hanno comportato decenni di lavori per il Gruppo Viziano, in iter non certo facili da realizzare, come la restituzione di una grossa fetta di città a Marassi, circa un ettaro, iniziata da mio padre e terminata dalle mie figlie che ha visto all’opera 3 generazioni e una durata di “soli” 39 anni. Penso poi a Scalinata Borghese(https://www.gruppoviziano.it/portfolio/scalinata-borghese/), con la presentazione del progetto nel 2004 per riportare allo splendore originario l’architettura della Scalinata che versava in assoluto degrado, così come il parco e i giardini intorno all’edificio centrale. I lavori anche in questo caso sono stati impegnativi concludendosi a gennaio 2020.

Dall’attività immobiliare all’engineering e agli appalti prevalentemente per committenti privati- a parte esperienze per lavori nel pubblico in Usa, Francia, Svizzera e Germania- sino a uno spartiacque segnato dal recupero e restauro filologico di Palazzo della Meridiana (il virtual tour qui https://www.palazzodellameridiana.it/virtual-tour-360/) si può parlare di apertura verso un ventaglio di possibilità molto vasto?
D.V.: L’attività artistica ha ciclicamente fatto balzar fuori le sue avanguardie dai cunicoli dei tempi andati e persino dalle sue rovine: un restauro filologico è prima di tutto sfidante per riuscire a liberare con tutta la sua forza l’attenzione per il dettaglio e, in definitiva, la forza dirompente del “Magistero dell’arte”. La storia di Palazzo della Meridiana è ampiamente nota, a partire dalla sua costruzione voluta da Gerolamo Grimaldi Oliva (1493-1557), banchiere genovese e mercante con interessi in Portogallo e in Spagna. Abbiamo investito sull’edificio dal 2004 con l’acquisizione e l’integrale restauro per riaprire al pubblico le parti storiche-monumentali che si prestano a diverse vocazioni, dall’aspetto museale all’utilizzo per eventi e ricevimenti. Tra i primi congressi che hanno avuto sede a Palazzo della Meridiana ricordiamo quello del consorzio Cotec alla presenza di tre capi di stato: Napolitano, re Juan Carlos di Spagna e il presidente del Portogallo Da Silva. Dal 2006 Palazzo della Meridiana (https://youtu.be/z7_gFercwNo), insieme agli altri 41 Palazzi dei Rolli e alle strade nuove di Genova (https://www.visitgenoa.it/it/i-rolli-patrimonio-unesco), sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità Unesco. Siamo oggi in procinto di inaugurare qui un’altra grande mostra (https://www.palazzodellameridiana.it/mostra-barocco-segreto/) intitolata “Barocco segreto. Arte genovese dalle collezioni private” su curatela a quattro mani di Agnese Marengo e Anna Orlando con apertura al pubblico dal 7 aprile al 10 luglio 2022, inserita nella celebrazione corale dei musei cittadini della Genova Barocca. Le opere provengono da collezioni private e per larga parte non sono mai state esposte in pubblico; recano firme del calibro di Bernardo Strozzi, Gio. Benedetto Castiglione detto il Grechetto, Valerio Castello, Domenico Piola, Gregorio De Ferrari, Bartolomeo e Domenico Guidobono, solo per citarne alcuni.

Schopenhauer diceva che “predicare la morale è facile, fondare la morale è difficile”, ma al contempo una società che agisce solo nell’interesse del profitto non funziona: dalla partecipazione si può trovare una nuova spinta direzionale e migliorativa?
D.V. : Il profitto imprenditoriale se si lavora in un certo modo non è scontato ma arriva: è fondamentale mantenere l’indipendenza e aver ben chiare le finalità, ritrovare una missione del proprio lavoro e immergersi a 360 gradi nel proprio contesto per far crescere il tessuto sociale. Si parlava di nuovo umanesimo, io direi che è un impegno civile, necessario per vivere il proprio tempo e per fare rete, allo stesso tempo per condividere il bello. Da questa necessità di promozione sociale concreta è nata ad esempio l’Associazione Amici di Palazzo della Meridiana (https://www.palazzodellameridiana.it/diventa-socio-dellassociazione-amici-di-palazzo-della-meridiana/ ) e tutto il filone dedicato alla veicolazione della cultura, gli eventi ad accesso libero, le presentazioni di libri, i concerti, i format online come Palazzo della Meridiana Incontra che hanno tenuto vivo lo spirito di comunità nel periodo delle chiusure per il coronavirus. All’interno dello stesso Gruppo Viziano abbiamo effettuato scelte consapevoli, sensibili al territorio, alla comunità ed alla società. Nel 2009 siamo stati tra i fondatoti di EticLab, un laboratorio sperimentale di aziende attente alla responsabilità sociale d’impresa, dotando il Gruppo di Codice Etico. Da maggio 2014 alcune società del Gruppo (Progetti e Costruzioni e Palazzo Meridiana) redigono il report di sostenibilità, un modo innovativo di redigere i bilanci delle aziende.
Concludiamo questa panoramica con una riflessione personale: c’è una figura a cui è legato particolarmente, magari del periodo della formazione, tralasciando i riferimenti prettamente lavorativi, familiari o politici?
D.V. : Non si possono dimenticare gli anni di maturazione tra i banchi del Liceo Classico D’Oria e ricordo con piacere in questa sede, almeno un Te Deum di tanti anni fa del Cardinale Arcivescovo Giuseppe Siri sulla concezione della vita e del rapporto tra genitori e figli. A decidere dei prossimi dieci o quindici anni- aveva detto Sua Eminenza – non saranno le statistiche economiche: sarà il comportamento di quelli che ora hanno 15 e 20 anni.” Una grande verità: il Cardinal Siri si è sempre posto dalla parte dei giovani; sapeva ascoltare tutti e vivere i diversi ambiti della città dal mondo lavoro agli emarginati. Ha celebrato il mio matrimonio, ha battezzato le mie figlie, è stato un grande esempio, per tanti versi profetico sugli anni a venire.
Lasciamo l’Ing. Davide Viziano per incontrare, nel prossimo intervento, la storica dell’arte Anna Orlando e Agnese Marengo conoscere aspetti inediti della mostra “Barocco segreto. Arte genovese dalle collezioni private”, dalla genesi dell’idea di fondo che ha portato all’organizzazione dell’esposizione sino ai segreti dell’allestimento.
Coordinamento editoriale: Giulia Cassini