Ambiente e relazioni, così la bellezza incontra lo yoga

I canoni della bellezza cambiano di epoca in epoca, ma ci sono degli ideali immutabili, talmente vicini alla perfezione da suscitare collegamenti che ispirano trascendenza. Pensiamo all’affresco “Ulisse saetta i Proci con l’aiuto di Minerva e di Telemaco” di Luca Cambiaso, alle molteplici meraviglie di ogni sala, alla bellezza architettonica, alla storia stessa del Palazzo, parte integrante dei 42 edifici dei Rolli , e alla miriade di sensazioni che provocano nel visitatore o in chi lo vive, per un momento celebrativo o per un evento particolare.
Tra questi spicca il format “Yoga a Palazzo” con Francesca Laviosa, attrice che da diversi anni lavora con Emma Dante a Palermo, regista famosa per il suo approccio fisico al teatro. Le chiediamo dapprima quale urgenza l’ha condotta verso lo yoga.
Come si inizia un percorso di avvicinamento allo yoga secondo la sua esperienza personale?
F.L.
“Praticando teatro fisico, energico, mandando dunque il corpo parzialmente in stress per
l’impegno intenso e prolungato ho sentito la necessità di riportare l’attenzione alla cura, al ristoro del fisico, facendo yoga e poi arrivando a conseguire il diploma di Personal Yoga Trainer Yoga Alliance. Da anni mi dedico anche all’insegnamento assiduo, sempre con rinnovato stupore. Ricordo la riscoperta a Palermo dei movimenti dolci per la cura del corpo, la sensazione nel comprendere la connessione tra il corpo e i sentimenti. Pensiamo a quelli negativi, ad esempio lo stress e l’ansia, così comuni nella società di oggi, nel nostro procedere freneticamente per obiettivi: queste emozioni vanno ad annidarsi nel corpo, ma con lo yoga si riesce a scioglierne la matassa. È una disciplina molto importante”.

La combinazione tra yoga e teatro in realtà è antica: in India si perde nella notte dei tempi… Viene anche adoperato nella preparazione degli attori, pensiamo alle dichiarazioni sulla concentrazione introspettiva del regista polacco Jerzy Grotowski… Poi, forse erroneamente, associamo spesso lo yoga alla mindfulness.
F.L.
“Sono concetti diversi, la mindfulness è una modalità dell’essere maggiormente legata alla meditazione, ma è anche un aspetto importante dello yoga. Nell’ultima parte delle mie lezioni tendo a chiudere con la variante Shavasana, con la ‘posizione del cadavere’ in cui si resta sdraiati sulla schiena con gli arti abbandonati, immobili, allo scopo di alleggerire la testa dai pensieri. Quando il corpo si ferma la testa inizia a lavorare: questa tecnica consente di entrare in profondità in connessione con se stessi ad esempio tramite le visualizzazioni. La meditazione comporterebbe l’assenza di pensiero: quando si è all’inizio del percorso e non esperti è più facile effettuare delle visualizzazioni, comporre delle immagini e focalizzarsi sul respiro. Con i miei allievi ho avuto modo di raccogliere ottimi risultati”.
Yoga e teatro sembrano, ad un primo sguardo, poggiare su filosofie opposte: uno mira alla ricerca di sé, l’altro apparentemente porta su tante strade diverse. È proprio così?
F.L.
“Per parte del pubblico fare l’ attore si traduce nell’essere in grado di dimostrare sul palco sentimenti e personalità diversi, senza andare troppo per il sottile si ridurrebbe alla capacità di ‘mentire’ , immedesimandosi in altri ruoli. In realtà il teatro non è affatto questo: nel teatro semmai ho trovato molta verità, proprio come nello yoga. Le maschere si trovano spesso nei rapporti sociali, nel lavoro, dove ci dobbiamo comportare in determinati modi, secondo convenzioni prestabilite. Lavorando al Teatro Greco di Siracusa ho potuto conoscere verità universali, che fanno pensare, che innalzano, ponendosi a un piano molto più alto delle faccende comuni della vita, attraverso la bellezza”.

Quanto è stato importante lo yoga durante il covid per superare il senso di oppressione e di
isolamento, tanto comune?
F.L.
Un supporto imprescindibile, per chi lo pratica da tempo così come per i neofiti. Sui miei canali social ho tenuto delle lezioni gratuite due o tre volte alla settimana durante il pieno della pandemia in cui ho conosciuto tantissimi appassionati e stretto preziose amicizie. La stessa decisione maturata insieme alla famiglia Viziano di partecipare al format ‘Palazzo della Meridiana incontra’ e di proseguire con gli eventi, quest’anno in presenza, ha significato ristabilire relazioni, per mettersi tutti in comunicazione”.

Quale appuntamento ha in programma prossimamente a Palazzo della Meridiana e quanto influisce l’ambiente?
F.L.
“Il prossimo evento si terrà il 4 agosto e sarà improntato al lavoro sulla lentezza. Approfittiamo di queste giornate da bollino rosso per muoverci con sempre più consapevolezza attraverso lo yoga dolce. Lavorare sulle posture e sulla dimensione di sé in un ambiente come Palazzo della Meridiana ci predispone in modo diverso, è un contesto unico. Pensate a quando praticate yoga a casa, quante distrazioni ci sono. Nello yoga, semplificando, una componente fondamentale è l’energia con le persone con cui la pratichiamo e con noi stessi; l’altra è la tranquillità dell’ambiente. L’arte e la bellezza regalano un vigore che si respira, c’è qualcosa di magico. È interessante svolgere lo yoga tra le sale del Palazzo, ma anche nella cornice del giardino, dotato di una sua vitalità”.
